Greco brut metodo docg classico Struzziero
Luciano Pignataro
Mario Struzziero è da sempre fuori dai circuiti del vino, un po’ cavallo solitario che ama percorrere i suoi sentieri senza inseguire e senza essere inseguito. Non è un atteggiamento ostentato come spesso accade in questi casi, ma è solo espressione della naturale riservatezza irpina che oggi, in tempi moderni dove tutto è esibito, si traduce in scarsa propensione alla comunicazione.
Noi lo abbiamo invece seguito con passione almeno dal 1993, annata di un suo fantastico Taurasi Campoceraso e fate voi i conti quanto tempo è passato. All’epoca Mario, precisamente nel 1994, aveva anche un brut, un Greco Metodo Classico, frutto della collaborazione con l’enologo Pastore, che interpretava l’uva con competenza sfruttandone la naturale acidità.
Quando ci approcciamo alle bollicine italiane faremmo bene a toglierci dalla testa lo Champagne, ma dico anche la Franciacorta e il Trentino, e considerare la rifermentazione in bottiglia (o in autoclave), un modo diverso per interpretare l’uva coltivavata in un determinato territorio.
Di recente abbiamo avuto l’occasione di stappare una delle nuove edizioni perché Mario Struzziero ha ripreso a spumantizzare. Ci aspettavamo un vino tagliente e minerale, invece ci siamo trovati ad un sorso opulento, grasso, fresco, con note di cedro candito e di pasticceria al naso che ritornano al palato. Un naso inizialmente appena ridotto ma che si è riaperto dopo cinque, sei minuti. Bello il colore giallo paglierino carico, stupendo il perlage, fine e persistente.
Il Greco di Tufo brut metodo classico di Struzziero nasce dal vigneto Villa Giulia della vicina Montefusco dove gli Struzziero hano una storica vigna e da cui producono l’omonimo Greco di Tufo da oltre un quarto di secolo.
Questa etichetta, come altre, conferma la particolare vocazione del Greco di Tufo alla spumantizzazione. Il Greco brut di Struzziero, appena dodici gradi, è una vera e propria chicca da non perdere.